CRYSTAL DISTOPIA – Voci 3° Atto “Levitico: Raffaele 8:5”

Si potrebbe pensare che ci fosse silenzio, alla tendopoli, con tutto quello che era successo: il morale basso, il terrore nel trovare parenti morti, chi era troppo oltre per poter dire anche solo una parola… E invece il vociare era incredibile. Un formicaio in piena attività, come se tenersi in movimento e fare cose potessero tenere lontana la paura che attanagliava il cuore di tutti.
Sì, c’era chi chiedeva aiuto dall’infermeria per un’altra vittima del morbo viola, è vero, ma sembrava tutto… organizzato. Meccanico.
Un popolo di tecnici che tiene a bada una tragedia che di organizzato non aveva nulla.
Ma forse la verità, quella che tutti si tenevano per sè, è che tutto era sostenibile grazie alla presenza degli Arcangeli. Tutti sapevano che Uriele stava nella sua tenda per tenere traccia di chiunque passasse dalla tendopoli, vivo o morto che fosse, per poter dare anche solo un po’ di sollievo a chi quelle persone le cercava.
Ma chi sapeva che Gabriele in persona era lì a confortare le persone che andavano da lui per avere sostegno? Chi poteva anche solo immagine che Raffaele stesso, appena fuori dal campo principale, istruiva i Tetrarmigeri per portare a termine i loro compito nella maniera migliore?
Gli Arcangeli sono qui per aiutarci e di questo non possiamo che esserne grati.

(Maximilian Haust, Ordine del Roveto Ardente)


 

La taverna è rumorosa e rischiarata da alcune lampade, il chiacchericcio potente, le risate che ogni tanto esplodono in vari punti rendono il luogo allegro e fumoso.
“Massì ma vedi che si riprende, prima o poi”
“Però posso dire che è un coglione? Cazzo, è la prima cosa che un fabbro ti insegna da queste parti! Te lo ricordi Mastro Skank, quell’ubriacone che ci prendeva a testate se sbagliavamo a martellare di anche solo una piuma? Io ancora me le ricordo! …anche la mia testa se le ricorda… Ah sì, cosa dicevo, ah certo, con la sua voce che tuonava “un ignis in cintura vi salva dalla tortura”, che rima del cazzo però uno se lo ricorda almeno”
“Ma quindi, insomma, mi spieghi che cazzo è successo?”
“Gregor, quella testa di cazzo, ha ben pensato di andare a raccogliere i lapilli di Hel da ubriaco a mani nude! Cioè, a mani nude, capisci? Come andare sotto un chocobo imbizzarrito e sperare di uscirne con tutti e due gli occhi!
“Ma senza ignis?”
“Te l’ho detto, a mani nude, senza niente e senza ignis! Sta a letto da una settimana e stanno aspettando un erborista dalla Gilda perché non riescono a tirarlo in piedi!”
“I lapilli sono miniere di un sacco di metalli utilizzi e frammenti di cristallo, farsi abbattere così facilmente…
“…non dire stronzate, essere della Terra dei Fuochi non ci rende ignifughi! Se tu vuoi rischiare, io proprio no”
Le risate si alzano insieme al rumore di boccali che si scontrano.


 

“Ehi Kreg, che razza di cagata ti appresti a fare per scavare una latrina così profonda?!?”
“Vash, sei idiota come un goblin, secondo te è una latrina? Sto facendo una buca per nascondere la mia roba di valore”
“Ma perché cazzo dovresti farlo, tra qualche giorno c’è il solstizio, meglio avere tutto lo scambiabile a portata di mano e poi, metti che il capo abbia bisogno anche della tua roba per farsi vedere abbastanza ricco da entrare nei sette!”
“Ma hai la merda di chocobo nella testa? Non lo sai che quest’anno vengono anche dei foresti? Vengono dei Liveniani! Bisogna nascondere tutto! Quelli si rubano anche la paglia dalle case!”
“Ahhh ma quindi è vero che ci sono i foresti alla festa del solstizio! Dai! Che figata! Voglio picchiare un Valistiano, dicono che sono vestiti strani e fanno cose strane con le mani”
“Io sono più interessato alle ragazze del Naham, quelle sì che fanno cose birbe con le mani! Chissà se si possono sposare qui, o chissà se si sposano in generale”
“Che cazzo è il Naham, ma soprattutto lo fanno anche i ragazzi?”
“Il Naham è tipo una montagna di sabbia del Dorstadt. Non ho capito perché ma sembra che tutti quelli lì scopino molto bene. Strano perché invece l’unico di Dorstadt che ho conosciuto io sembrava più freddo dello Shivokor.”
“Beh con tutto questo circo che arriva, Sven sarà tranquillo come un toro selvaggio in primavera”
“Puoi dirlo forte, giusto ieri il Grande Vecchio ha rotto il naso ad uno skaldo che voleva solo fargli qualche domanda sui foresti in arrivo”
“Probabilmente sa già che qualche morto ci scappa tra le risse da ubriachi, oppure immagina che salterà fuori qualche figlio bastardo dai festeggiamenti che gli darà dei grattacapi per capire da che parte del confine deve stare”
“Vabbè, cazzi suoi, io comunque mi voglio divertire come al solito”
“Puoi dirlo forte!”


 

In lontananza il giudice Junis Koenig di Dorstadt assisteva contrito alla scena, gli occhi che si spostavano con calma su ogni dettaglio di quella che era a tutti gli effetti una dimostrazione di forza. I binari che conducevano a Meridia erano irrimediabilmente interrotti, a causa di un Il rumore fu assordante.
Uno stridio di ferraglia e fiamme che sfrigolavano.
Il fumo, nero e pesante, saliva in volute verso il cielo, gli uccelli che scappavano lontano.
Il silenzio fu lungo e venne interrotto da un piccolo e leggero fruscio, di qualcosa di leggero che cadeva. Pezzi e pezzi di carta iniziarono, con calma, a piovere dal cielo, spinti in alto dalla forza dell’esplosione e che ora danzavano leggeri fino a terra. Molti erano bruciati, di altri c’erano solo briciole di carte e frammenti di cenere che riempivano l’aria. Moltissimi altri, invece, tappezzavano tutta l’erba intorno ai binari, il simbolo con la stella che spiccava su ognuno.
Non c’erano persone che potevano assistere, o vittime che stavano morendo, quello spettacolo non era stato fatto per degli spettatori, era stato fatto per diffondere un’idea.
Non ci volle molto prima che quel posto di riempisse di Guardie di sicurezza che arrivavano dalla Città, tutte che si spostavano in formazione per raccogliere anche il più misero frammento, un gruppo che rastrellava i dintorni per cercare qualche indizio.
attentato terroristico in piena regola.
Il sospetto, più che fondato, di non riuscire a trovare né indizi né testimoni lo opprimeva ma era così che lavorava la Rothe. Sempre lavori puliti, a suo dire. Sempre omertà a chiudere le falle.
Ma questa cosa prima o poi avrebbe dovuto cambiare, dopotutto nessuno è perfetto.


Uhlm, 13°di Sesta Luna 303

“Frida! Presto rastrella tutti i Tetrarmigeri che riesci a trovare e mettiti in marcia verso Città del Fuoco!”
“Dai Herat, non ti ci mettere anche tu! Lo sai che sono di turno a Uhlm per questa Festa del Solstizio”
“La festa ce la fa il Vecchio se non ti muovi, è appena arrivato un telegramma dal nuovo indirizzo degli Emissari, un grosso albero si è abbattuto sui binari a circa metà strada tra Uhml e Città del Fuoco e il treno ci è finito addosso. Non ci sono feriti ma ci vorranno un paio di giorni per rimetterlo in carreggiata.”
“Merda! E dove sono? Senza tende sono a rischio anche in questa stagione, per non parlare degli Ulkar!”
“Sono stati fortunati, sono vicini alla vecchia locanda del Chocobo Ubriaco, dovrebbe riuscire a dargli vitto e alloggio per quanto basta, ma sono anche tra la foresta del Mod e le piane degli Ulkar…”
“Certo che dopo l’attentato sulle rotaie per Meridia viene da pensare male…”
“Lascia i pensieri per dopo, ci sono dei foresti importanti in una locanda a due giorni di carovana da qui, meglio dargli tutto il supporto possibile”
“Meglio che cerco più gente possibile e mi metto in sella subito, se siamo bravi arriviamo poco dopo l’alba, tu che fai?”
“Faccio un pezzo di strada con te poi mi allungo a Città del Fuoco per avvisare il Cardinale, mi sa che Saetta dovrà fare gli straordinari! Speriamo almeno che Svenn non si incazzi troppo…”
“Tieni questa pozione, credo servirà più a te che a me”
“Grazie e in culo al Chocobo!”


 

Il rumore della pioggia risuonava sui tetti e sulle tende, ritmicamente. Sottili rivoli vermigli scorrevano come rigagnoli in ogni strada, il sangue lavato via dall’acqua che scendeva sottile mentre un lungo serpente di carri stipati di cadaveri camminava placido verso sud.
Centinaia e centinaia di morti del Clan Shylock erano ancora a terra, in ogni vicolo, in posizione di difesa o colpiti alle spalle, mentre scappavano o cercavano scampo. Chi ha perpetrato il massacro di cui Ulhm è stata testimone non conosceva pietà, solo cieca ferocia; ha ammazzato sistematicamente ogni persona che si è trovata davanti, stanando quelli nascosti e inseguendo chi fuggiva.
Fortunatamente il Clan colpevole non può più commettere nefandezze: gli Emissari, bloccati alla locanda del Chocobo Ubriaco a causa di un albero abbattutosi sui binari, dopo aver sostenuto decine di assalti nel corso della loro sosta, sono riusciti a colpire il cuore del Clan Ulkar, colpevoli dello sterminio. Hanno ucciso il loro capo clan e la loro bestia da guerra, un Behemot soggiogato forse con un rituale dimenticato.
Gli Ulkar, che avevano bruciato le loro piume, ripudiato le loro tradizioni e dimenticato le arti umane, ora non sono che poche decine di individui, confusi e sperduti, che vagano in fuga verso le montagne del Nord.
Le storie sulla forza risolutrice degli Emissari incominciano a essere raccontate di bocca in bocca su tutta Adonai, anche tra coloro che ancora non li hanno mai visti, e anche il più semplice dei contadini guarda a questo nuovo strumento della Tetrade come ad una speranza per il futuro.

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