LA FIERA DI SAN MARTINO 1939 – Classi di personaggio
AGRARI
Il loro lavoro era uno solo: amministrare il proprio patrimonio. Spesso ricchi di nascita, nobili, borghesi, proprietari terrieri o persone di elevato livello culturale e professionale (solo chi era ricco poteva permettersi di diventare “dottore” facendo l’università), tutti gli agrari sono, in questo caso, proprietari di un fondo di terra o una villa il cui uso e gestione sono concessi a famiglie di contadini o servitù. In ogni caso, un agrario vive come un piccolo Signore nel suo feudo, e come tale, si rapporta coi suoi servitori in modo giusto o dispotico a seconda del tipo di persona che è. Chi non lavora o non si dimostra rispettoso può vedersi sfrattare o negare il lavoro. interpellati con deferenza da tutti (poiché erano loro a dare pane e lavoro), non erano comunque immuni alle dispotiche disposizioni del Regime, perché all’epoca nessuno era al di sopra dell’unico partito esistente, quello Fascista. Vi erano quindi agrari che soffrivano l’oppressione (molti) ed altri che ne traevano vantaggio (pochi).
ALIMENTARI \ MERCIAI
Non tutti erano contadini o giornalieri, e non tutti vivevano di ciò che produceva la loro terra. All’epoca vi era chi ereditava l’attività e le conoscenze di famiglia per condurre un piccolo emporio presso il quale le persone di paese si rifornivano.
Queste persone, per vendere le loro merci, si rifornivano direttamente a chi le produceva, e nei momenti di mercato, potevano andarle a vendere nelle città più grandi. A questa classe sociale appartengono i classici negozianti di paese, gente che vive e guadagna poco, spesso affiancata dai figli nella conduzione della propria attività.
CONTADINI
Moltissimi italiani lavoravano come “giornalieri”, ovvero alla giornata, presentandosi quotidianamente nelle corti di campagna per ricevere (o meno) il lavoro dei campi. Altri lavoratori, come te, coltivano la terra per i proprietari terrieri, gestiscono gli animali e guidano i trattori e raccolgono le messi con una continuità che dura per tutta la vita. Alcuni contadini riescono anche a mettere da parte qualcosa per comprare un pezzo di terra per coltivarselo in proprio o ricorrono alla mezzadria, ovvero, dividendo a metà i profitti della terra col padrone del fondo per poi rivenderli o tenerli per sfamare la propria famiglia.
FORNAI
A questa classe sociale appartengono tutte le persone che sono coinvolte nella lavorazione dell’unico vero alimento che accumuna ogni uomo del mondo, il pane.
Al di là della gestione di un mulino per conto di un padrone o di un forno (con relativa legnaia), c’era chi setacciava la farina, chi cuoceva il pane, chi lo vendeva o lo distribuiva.
Alcune corti familiari avevano un forno proprio e si facevano il pane a casa loro, ma non tutti avevano un forno proprio. Anche in questo caso, si collaborava tra famiglie scambiandosi il lievito madre, o ciò che occorreva, per far funzionare la catena produttiva del pane, specie nei piccoli borghi
MASSAIE
Le donne che appartengono a questo gruppo si dedicano quasi esclusivamente ai lavori domestici: lavare i panni, cucire ogni genere di vestiario per la famiglia (vestiti, coperte e trapunte), cucinare, educare i bambini a leggere e scrivere e tenere in ordine tutta la casa. Le massaie lavorano alacremente e duramente, per questo si aiutano a vicenda in tutte quelle mansioni che difficilmente una donna saprebbe fare con le sue sole forze. Essendo spesso riunite in attività comuni, si scambiano moltissime conoscenze durante il lavoro, o nelle brevi pause del medesimo, soprattutto i rimedi “casalinghi” contro ogni tipo possibile di disturbo fisico o come fare meglio il punto croce.
MECCANICI
A questa classe sociale sono catalogati coloro che eseguivano mestieri caratterizzati da una certa manualità che, con l’esperienza, poteva portare a risultati lavorativi unici ed irripetibili: motoristi, falegnami, ombrellai, stagnini e sarti sono pochi tra gli esempi che si possono elencare.
Il loro operato era richiesto tanto dai borghesi quanto da ogni altra persona del paese. Pur non passandosela male come altre persone dell’epoca, , il loro mestiere era la loro unica vera ricchezza.
SOLDATI
Nel 1939 la leva “ordinaria” era di 18 mesi, durante i quali l’arruolamento dei ragazzi (chiamati alla leva ed esaminati a 20 anni e richiamati a 21 anni) era coatto.
Chi si trovava bene nella Regia Marina o nell’Aeronautica poteva chiedere la ferma volontaria ordinaria, che poteva durare molti anni, il che non era così infrequente. Sfuggendo dalla rigida disciplina del duro lavoro di paese (che a molti poteva non piacere, anche per screzi con la famiglia o per altri motivi) i soldati erano soggetti alla rigorosa disciplina militare, non certo più morbida.
Il soldato aveva comunque un salario, vitto e alloggio garantiti, anche se modesti.
SQUADRISTI
Quando si parla delle camicie nere, delle squadracce di picchiatori e moralizzatori e della cosiddetta “polizia di regime”, non parliamo di automi senz’anima né pensiero, bensì di persone che, per ragioni di famiglia, caratteriali o sociali, si sono trovate nel posto sbagliato al momento sbagliato, ed hanno ricevuto dal partito Fascista piena libertà di azione su chiunque, con la garanzia della totale impunità.
Più le Squadre erano efficienti nel soffocare ogni minimo segno di ribellione, maggiore era la paura che sapevano incutere, e da essa il rispetto per il Partito. Chi si opponeva a loro poteva tranquillamente essere malmenato come, in casi più gravi, ucciso impunemente. Interrogare, torturare e picchiare i dissidenti era il loro dovere e il loro diritto, ma quello dello Squadrista non era un posto per tutti ; il Partito sapeva scegliere i figuri adatti per ricoprire “certi” incarichi: spesso si trattava di campieri, lavoratori e mezzadri provati dalla crisi economica o reduci delusi della Prima Guerra Mondiale, anche se non mancavano persone politicamente inserite che lavoravano per il “Partito” a tempo pieno e con incarichi di Capomanipolo o superiore.